Neuroscienze, pratiche contemplative, mindfulness e creatività, così potremmo descrivere la cornice entro cui la psicologia incontra la meditazione, e l’arte diventa un mezzo a servizio della persona. In realtà non si tratta affatto di una scoperta, ma di un recupero.
Con le artiterapie meditative, l’arte riscopre infatti le sue funzioni originarie, quelle presenti nelle più antiche culture tribali che ritraggono da sempre lo sciamano come figura di confine con il guaritore, il sacerdote e l’artista.
Nella visione unitaria della realtà, tanto cara a maestri del calibro di Carl Gustav Jung, Ramana Maharshi e Thích Nhat Hanh, solo per citarne alcuni, la via d’accesso al sublime è una via insieme naturale e gioiosa in cui un maestro spirituale può essere allo stesso tempo poeta, filosofo e guaritore, e un medico può essere contemporaneamente psicanalista, maestro spirituale e artista.
Questa confluenza di ruoli ci serva da guida: si tratta in ogni caso del processo di risveglio dell’artista interiore, quella forza archetipica che vibra dentro di noi e che ci rende capaci di trasformare giorno dopo giorno la nostra stessa vita nella nostra opera d’arte più bella.